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Cefalonia, sparsi sui fondali
i resti dei nostri soldati di CESARE MAZZOTTA
Onori «salentini» alle vittime di guerra caduti a Cefalonia. Uno squarcio di luce nella tragedia dei nostri italiani barbaramente uccisi nelle acque dell’isola greca 66 anni fa, durante il secondo conflitto mondiale. Nei giorni di ferragosto un gruppo di sub leccesi ha reso onore e giustizia al «sarcofago» degli 840 prigionieri italiani della divisione Acqui che saltarono in aria sulla nave tedesca “Ardena” nelle acque appena fuori dall’isola greca.
La missione leccese ha potuto appurare che i resti dei militari italiani non sono «tutelati» e sono sparsi sui fondali in un raggio di diverse decine di metri. «E questo la dice lunga sulla dinamica della tragedia, attribuita dai tedeschi alla collocazione di mine da parte degli stessi italiani», riferisce Luciano De Donno, responsabile del Centro studi Submarina di Lecce, che ha organizzato e realizzato la spedizione, «Abbiamo fotografato ossa, parti di scarpe, posate, piastrine militari e altro. Non solo, ma abbiamo cercato anche elementi e testimonianze sommerse, dalle quali poter risalire alle probabili cause dell’af fondamento delle navi».
L’iniziativa è stata fortemente voluta e sostenuta dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano e ha avuto come teatro le acque dell’isola di Cefalonia; a Sami, precisamente, ovvero Argostoli, 12mila abitanti, capitale dell’isola. Ad immergersi nei fondali che ospitano da oltre 66 anni i resti dei nostri caduti sul fronte greco, sono stati i sub del Centro studi “Submarina” di Lecce. Della spedizione, oltre al responsabile delle operazioni, Luciano De Donno, hanno fatto parte anche Giuseppe Paladini ed Eleonora Miglietta.. «Siamo arrivati a Cefalonia, con il traghetto da
Il gruppo di sub salentini ha avuto il supporto del Museo nazionale dell’associazione Italo-greca, “Mediter raneo” e un piccolo contributo offerto dalla banca di Credito cooperativo di Terra d’Otranto. Tornando all’organizzazione della spedizione-verità, l’associazione Acqui ha interpellato la presidenza della repubblica, la presidenza
«Lo scopo della missione - chiarisce il responsabile di Submarina - era quello di verificare lo stato di tutela dei corpi dei nostri connazionali in fondo al mare, dopo l’affondamento delle unità navali tedesche, sulle quali i prigionieri italiani dovevano essere trasferiti nei campi di concentramento in
«Purtroppo si tratta di un compito improbo», ipotizza De Donno, «dal momento che non ci sono nomi, perché i tedeschi, prima di abbandonare la nave, fecero sparire i documenti e le tracce con i nomi. Si potrebbe tentare una incompleta ricostruzione attraverso l’in - dividuazione delle piastrine individuali. Ma è un’operazione costosa e difficile». L’idea dei sub leccesi è quella di realizzare un libro e un Dvd, dedicato a questi 3000 giovani militari italiani della divisione Acqui, che hanno immolato la loro vita.
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